sabato 30 aprile 2011

TRADIZIONI E FOLKORE CALABRESE ED IL LORO LUNGO PASSATO.

Le tradizioni e il folklore delle popolazioni della Calabria testimoniano un grande passato.
Infatti negli "usi e costumi calabresi", spiccano estremi storici e culturali di epoca anche molto remota, fastosi sono i costumi femminili nei centri di lingua albanese e grecanica, austeri ed essenziali quelli dei paesi montani.
I più significativi e originali esempi di tradizioni popolari calabresi si registrono nei paesi più interni dove maggiormente lenta è stata la prenetrazione di culture esterne e dominanti.
Molte tradizioni sono legati alla religione (Natale, Pasqua, feste patronali ecc.), che per ogni evento vengono riproposti da secoli, riti, manifestazioni e rappresentazioni di grande richiamo popolare. A proposito della Pasqua in numerosi comuni vengono eseguite le sacre rappresentazioni che coinvolgono l'intero paese, da citare la Pasqua di Nocera Tirinese, in provincia di Catanzaro, dove ancora oggi il Venerdì Santo, si può assistere alla rappresentazione dei "flagellanti" o "vattienti", i quali si martoriano le carni (gambe e braccie) fino a far scorrere il loro sangue.
Per quanto attiene le feste religiose, in molti paesi sulla costa calabra le processioni religiose (Immacolata, Annunziata) si svolgono in mare con le barche.
Anche il carnevale in Calabria riveste una grande partecipazione popolare, con vere e proprie recite e sfilate di antichi costumi e usanze collegate alla tradizione pagana dei Greci e dei Romani.
Degna di nota sono le manifestazioni folkloristiche nei paesi di origine albanese, dove le rappresentazioni ripercorrono l'esodo che queste popolazioni hanno intrapreso secoli addietro e per l'eroe nazionale Scanderberg.
A Spezzano Albanese, vive è ancora la tradizione appunto albanese, nel dialetto, negli usi e costumi, il tutto molto evidente sopratutto durante la pasqua ed i matrimoni accompagnati da danze e canti popolari.
Un'altra piccola minoranza linguistica, con tradizioni e costumi propri si trova a Guardia Piemontese, fondato da gruppi di esuli piemontesi, venuti dalle valli Pellice e Angrogna, di religione valdese, intorno al 1200.
Di notevole interesse è l'area grecanica della Calabria ed è rappresentata dai comuni di Roccaforte del Greco, Condofuri, Roghudi e sopratutto Bova nel versante meriodionale dell'Aspromonte, in queste zone si parla ancora il dialetto grecanico, interessanti rimangono le tradizioni e i costumi.
Poi ci sono le credenze popolari come quella di credere al malocchio, e alla caduta dell'olio per terra sia un segno negativo e tante altre credenze popolari.
Numerosi sono le sagre dei prodotti tipici locali, tra i quali quella della 'Nduja di Spilinga, della Cipolla Rossa di Tropea, dei funghi, del vino, della castagne ecc.
Si tratta comunque, sempre, di manifestazioni corali i cui sentimenti, le tradizioni e le radici culturali di tutto il popolo calabrese.
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CINGHIALE ALLA CALABRESE.

La carne di cinghiale come tutti sappiamo e molto prelibata, buona e sopratutto un sapore selvaggio, e ogni luogo a il suo metodo, per poterla proporla sulla tavola, come la Calabria infatti, vuole proporvi la ricetta alla sua maniera.

INGREDIENTI:
  •  1500kg di cosciotto di cinghiale con la cotenna.
  • 1 cipolla.
  • alcune foglie di alloro.
  • prezzemolo.
  • sale.
  • peperoncino.
  • 15gr di strutto.
  • 100cl acqua.
  • 1 bicchiere di vino rosso.
  • 2 bicchieri di aceto di vino forte.
PREPARAZIONE

La prima cosa da fare e innanzitutto, 24 ore prima di cucinare il cinghiale e marinare la carne in acqua e aceto e di tanto in tanto rigirarla. Dopo averla asciugata, farla rosolare a fuoco vivo, in un bel coccio con i rispettivi odori: alloro, prezzemolo tritato, sale e peperoncino, aggiungendo un po' d'acqua per non farla asciugare, coprire e cuocere ora a fuoco basso per circa 3 ore. Mezz'ora prima di spegnere il tutto aggiungere un po' di vino e continuare a far cuocere.

Una volta cotta la carne, disponetela in una pirofila e servite al tavolo, magari con un buon vino Ciro'.
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giovedì 21 aprile 2011

LA VERA LEGGENDA DEL VINO DELLA CALABRIA.

Narrano i cantastorie calabresi che ci fu un tempo remoto in cui la vite era una semplice pianta ornamentale: non produceva né fiori né tanto meno frutti. Venne la primavera e il contadino decise di tagliarla: «Questa pianta dà ombra ai seminati» disse «la ridurrò più piccola che sia possibile». Detto fatto: il contadino la potò così energicamente che della verde pianta non rimasero che pochi rami nudi e corti. La vite pianse e un usignolo ebbe pietà di lei: «Non piangere» disse «io canterò per te, e le stelle si muoveranno a compassione». Volò sui poveri rami tronchi, vi si afferrò con le zampette e, giunta la notte, cominciò a cantare tanto dolcemente che la vite si sentì via via rinascere.
Per dieci notti, le note trillanti salirono verso le stelle, finché esse si commossero e fecero discendere un po' della loro forza sulla povera pianta mutilata. Allora la vite sentì scorrere in sé una linfa nuova; i suoi nodi si gonfiarono, le sue gemme si aprirono. I primi pàmpini verdi fremettero alla brezza, e tenui riccioli verdi, i viticci, si allungarono per avvolgersi come una delicata carezza intorno alle zampine dell'uccellino. Quando l'usignolo volò via, già gli acini del primo racimolo cominciavano a dorarsi alla luce dell'alba. La vite era diventata una pianta fruttifera. E che pianta! Il suo frutto possedeva la forza delle stelle, la dolcezza del canto dell'usignolo, la luminosa letizia delle notti estive.
Se andrete in Calabria, vedrete queste piante: ceppo basso con grossi tralci aggrovigliati a fior di terra, tralci ricchi di verdi pàmpini.
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domenica 10 aprile 2011

CALABRIA: ROCCELLA JONICA SBARCO DI CLANDESTINI E FERMATI GLI SCAFISTI.

Alle prime luci dell’alba la Guardia di Finanza ha avvistato un barcone con a bordo immigrati clandestini a largo della costa calabrese. Il barcone è stato condotto fino al porto di Roccella Jonica, nella Locride. A bordo dell’imbarcazione sono stati trovati 84 immigrati, 12 donne, 47 uomini e 25 bambini, di varie nazionalità tra cui Pakistani, iraniani, curdi e afghani.
Dopo lo sbarco, gli immigrati sono stati assistiti e rifocillati dalle forze dell’ordine e dalle associazioni di volontariato. Le loro condizioni non desterebbero preoccupazione, e al più presto dovrebbero essere condotti presso il centro d’accoglienza di Crotone.
Due ucraini, dei quali non sono state rese note le generalità, sono stati fermati dai militari delle Fiamme Gialle perché ritenuti gli scafisti dello sbarco avvenuto stamane a Roccella Jonica.
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TRADIZIONI E FOLKORE: I GIGANTI IN CALABRIA.

Esiste una tradizione in Calabria molto diffusa ed e' quella dei giganti in Calabria, che sfilano per le vie del paese in ricorrenza delle feste paesane, folkoristiche, religiose, sagre e altre ricorrenze, dove allietano la popolazione con i loro balli, il suono della loro grancassa e del tampuro divertendo ed impaurendo grandi e piccini.

Ma per saperne di piu' chi sono veramente questi giganti e da quale tradizione popolare provengono?

Sono degli alti fantocci fatti di cartapesta dal viso ai piedi con vestiti molto sgargianti e posti sulle spalle dei portatori, i quali sono bravissimi a farli muovere, farli ballare portarli a giro e addirittura farli baciare come se fossero delle persone vere, ed effettivamente per chi li vede per la prima volta e davvero uno spettacolo e quelli piu' famosi sono Mata e Grifone, che rappresentano i due regnanti, di cui la prima e' una regina indigena e il secondo un re Turco, e spesso le loro apparizioni in queste sagre vengono commissionati dai vari comitati organizzativi o meglio ancora dalla pro-loco.

Essi provengono da molti paesi della provincia di Vibo Valentia, come Arzona, Mesiano, Joppolo, Zungri, San Costantino e Mesiano ma la loro tradizione e' diffusa in molti paesi del mediterraneo. Queste figure arrivano da molto lontanoe durante il loro lungo cammino si sono caricati di "Mito e simbolismo" e la loro storia secondo alcuni racconti popolari, narra di una regina rapita da un re venuto dagli abissi del mare e questa e la loro leggenda dove molte famiglie, per la familiarita' di queste figure, non ne possono proprio fare a meno.
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